Quando l’inno finlandese risuona, i cuori si tingono di biancoblu.
Nulla accomuna di più le persone di una canzone cantata in coro. Gli inni nazionali rappresentano per questo simboli potenti nell’identità nazionale di un popolo. I Finlandesi e il loro inno nazionale non sono certo un’eccezione: negli eventi sportivi (soprattutto alle partite della nazionale di hockey su ghiaccio) potrete vedere il pubblico sugli spalti cantare in coro, tutti impettiti e fieri, la loro canzone.
Tra tutte le peculiarità che caratterizzano la Finlandia e la sua cultura, forse il fatto di avere un inno nazionale il cui testo originale era in una lingua diversa dal finlandese salta all’occhio. Runeberg, il poeta nazionale, era infatti di madrelingua svedese, e pubblicò tutte le sue opere in questa lingua. Il suo posto nel pantheon della letteratura finlandese è dovuto al fatto di essersi sempre adoperato per la creazione di una letteratura nazionale che potesse contribuire alla creazione dell’identità del popolo finlandese. Nel 1846 pubblicò la raccolta di poesie Fänrik Ståls sägner (“Le storie dell’alfiere Stål”), in cui venivano narrate le gesta eroiche di sottoufficiali e soldati semplici dell’esercito svedese durante la Guerra di Finlandia, a seguito della quale il territorio finlandese venne ceduto dalla Svezia alla Russia.
La prima di queste poesie, intitolata programmaticamente Vårt Land (“La nostra terra”) venne trasformata in canzone grazie alla melodia composta da Fredrik Pacius nel 1848. Nello stesso anno venne presentata per la prima volta dagli studenti di ispirazione nazionalista, che la cantarono durante la tradizionale festa studentesca del giorno di Flora, il 13 maggio. La canzone divenne sempre più popolare fino ad acquisire lo status non ufficiale di inno nazionale all’inizio del ‘900. L’inno in Finlandia non è infatti regolamentato, al contrario di quanto avviene per la bandiera finlandese o lo stemma della Repubblica, da alcuna legge.
La versione finlandese del testo è del 1869 ad opera di Julius Krohn, riveduta in seguito da Paavo Cajander. La poesia originaria è costituita da 11 strofe, ma nell’inno vengono cantate solo la prima e l’ultima.
La melodia di Pacius è usata anche nell’inno dell’Estonia, ovviamente con un testo in estone, composto da Johann Voldemar Jannsen nel 1869.
Vi riportiamo di seguito le parole dell’inno.
Oi maamme, Suomi, synnyinmaa,
soi, sana kultainen!
Ei laaksoa, ei kukkulaa,
ei vettä rantaa rakkaampaa,
kuin kotimaa tää pohjoinen,
maa kallis isien!
Sun kukoistukses kuorestaan
kerrankin puhkeaa,
viel lempemme saa nousemaan
sun toivos, riemus loistossaan,
ja kerran, laulus synnyinmaa
korkeemman kaiun saa.
[trad.
Nostra terra natale, o Finlandia,
risuona il tuo nome prezioso!
Non vi è valle nè collina
nè sponda tanto amata
come la patria dei nostri antenati,
questa cara terra del Nord!
I tuoi fiori sbocceranno di nuovo,
la tua speranza e la tua gioia
nel loro splendore
innalzeranno i nostri cuori,
e ancora una volta, o amata patria,
alta la tua canzone riecheggierà.]
Per ascoltare l’inno vi rimandiamo a YouTube
Il campo di Kumtähti (noto anche con il nome di Toukoniitty), in cui veniva tradizionalmente celebrata la festa del Giorno di Flora, si trovava a metà dell’Ottocento ben al di fuori dai confini cittadini, lungo la strada che portava alla capitale. Con l’espansione urbanistica, il campo è stato inglobato dalla metropoli, al punto che adesso si trova non troppo lontano dal centro, di fronte al campus universitario di Kumpula.